Il mal di schiena nella danza.

06.02.2014 13:17
 

 Il mal di schiena nella danza

Il mal di schiena è un sintomo frequente, colpendo anche fino al 70-80% della popolazione generale. Anche negli atleti è possibile ritrovare questa patologia, sebbene riconosca cause e, quindi, trattamenti diversi.

Il “mal di schiena” viene generalmente indicato con il termine anglosassone “low back pain” (LBP); la sua incidenza, negli atleti, è compreso fra il 15% e 85% a seconda dell’età dell’atleta e del tipo di sport praticato. Mc Meeken, dell’università di Melburne, in uno studio recente che ha coinvolto ben 614 giovani, con età compresa tra i 9 e i 27 anni, tra ballerini, ginnasti e popolazione sportiva generale con almeno 6 ore settimanali di attività, ha evidenziato come il 34% dei ballerini è affetto da LBP. Inoltre ha osservato che tale affezione è legata ad almeno 30 ore settimanali di allenamento.

La colonna vertebrale è la struttura portante del nostro organismo ed è costituita da vertebre, dischi intervertebrali, muscoli, legamenti e nel suo interno ospita il midollo spinale da cui partono i nervi che raggiungono i vari distretti dell’organismo, tra cui le braccia e le gambe. La colonna vertebrale non è rettilinea, ma presenta delle curve che tendono a portare l’addome in avanti (lordosi lombare), il dorso all’indietro (cifosi toracica) e la testa in avanti (lordosi cervicale).

        La colonna è soggetta a molte forze durante la stazione eretta, la deambulazione e la pratica di attività sportive e non. A. L. Nachemson ha condotto numerosi studi sulle forze di carico della colonna, prendendo ad esame il disco intervertebrale posto tra la terza e la quarta vertebra lombare. Egli ha osservato che il terzo disco lombare subisce un carico pari a 30 kg quando il corpo umano è in posizione supina, 70 kg quando è in posizione seduta, 210 kg quando l’organismo solleva 20 kg con schiena flessa e ginocchia estese. Questo ci deve far pensare ai carichi che subisce la nostra colonna durante la danza, attività che comprende sollevamenti, cambré, attitude, salti,…

Come detto, negli atleti le cause del mal di schiena sono diverse rispetto a quelle della popolazione generale. Nello specifico, nei danzatori, esso è particolarmente legato alla massa corporea, all’età, al tipo di danza praticata, al tipo di coreografie eseguite. Fattori predisponesti sono sicuramente tutti quelle varianti anatomiche che condizionano squilibri muscolari (scoliosi, differenza di lunghezza degli arti inferiori, asimmetria del bacino o rotazione sul piano coronale del bacino, alterazioni delle curve fisiologiche del rachide sul piano sagittale, senza dimenticare lo stato psico-fisico, la malocclusione, pregressi traumi, ecc).

Altro fattore sicuramente da non sottovalutare è l’errore tecnico. A differenza di Mortiner, che afferma che negli atleti maschi sia più influente il peso corporeo e nelle donne la qualità e l’intensità di allenamento, noi riteniamo che sia più importante, nella genesi del mal di schiena”, la base anatomo-patologica (presenza di scoliosi, dismeria degli arti, alri paramorfismi,…), il tipo di danza svolta e l’età del ballerino/a.

La colonna, come gli arti, è sottoposta alla legge dell’accrescimento staturale. Carichi di lavoro eccessivi (per ore di lavoro giornaliere o per carico in forma di chilogrammo-peso) posso danneggiare l’equilibrio di una schiena in crescita, facendo comparire dolori che si risolvonoprontamente riducendo l’impegno per qualche tempo.

Si vuole sottolineare inoltre che la pratica della danza impone al corpo modificazioni del proprio atteggiamento per meglio rappresentare i diversi fondamentali (basti pensare al “collo del piede”) per apparire più graziati nelle movenze.

Per quanto riguarda la schiena, è richiesto, mediante esercizi di auto-allungamento, la rettilizzazione delle curve fisiologiche. Questo è dovuto alla necessità di orrizzontalizzare il bacino e di estendere il collo. In questo caso ci sarà un appiattimento della lordosi lombare e della lordosi cervicale, con conseguente appiattimento della cifosi dorsale. A noi invece non piace parlare di appiattimento, bensì di svolgimento! Le curve non si appiattiscono si svolgono, perché in questo termine si cela anche un significato di “allungamento”. Il ballerino/a svolge le curve del rachide e quindi modifica anche le forze che i propri muscoli esprimono a livello delle loro inserzioni ossee, modificando quindi la modalità con cui essi lavorano.

Nel 2002 abbiamo svolto uno studio elettromiografico volto a valutare queste modificazioni di lavoro muscolare. Abbiamo osservato che, a partire dai primi anni di corso in poi, al crescere dell’esperienza del ballerino e al modificarsi del suo atteggiamento del rachide, i tracciato elettromiografici si modificavano. Le modificazioni erano più marcate nei ballerini con lievi difetti posturali (ad esempio: atteggiamento scoliotico)*.

Concludendo, la danza è sicuramente un metodo efficace per il normale sviluppo e mantenimento dell’ integrità anatomica e funzionale del rachide ma a condizione che vengano rispettate le seguenti norme:

affiancare il lavoro di preparazione all’attività agonistica ad esercizi di equilibrato rinforzo , allungamento della muscolatura e di mobilizzazione articolare:
eseguire con la miglior tecnica possibile il fondamentale tecnico, correggendo eventuali vizi che potrebbero aumentare il carico sul rachide.
imparare le corrette posizioni da mantenere nella vita quotidiana, come stare seduti, spostare pesi, trasportare i propri bagagli all’interno del teatro, ecc.
scegliere gli attrezzi più idonei alla propria struttura fisica ed alla propria tecnica.
scegliere le superfici più idonee per la pratica sportiva evitando le più dure.

* Analisi sperimentali con l’ausilio di sistemi computerizzati delle modificazioni posturali in giovani praticanti la danza a livello professionistico.
* La tele-elettromiografia nello studio del movimento: valutazione sperimentale dell’attivazione muscolare nei fondamentali tecnici della danza classica in eta’evolutiva.


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